Basta favole, le donne sono pronte!
Che fastidio! Che nervoso! Che rabbia!
Temo che non avrò la gioia di vedere con i miei occhi, il momento in cui saranno i meriti delle persone ad emergere ai tavoli di lavoro e non solo l’essere “uomo” e – seguendo una delirante prassi sociale – quindi naturalmente “capo”.
Sogno una riunione in cui la professionalità possa parlare in linea diretta, senza bisogno di passare il faticoso frutto del proprio lavoro e delle proprie intuizioni, al “maschio” gerarchicamente superiore, che da ventriloquo poco ispirato parli affinché il progetto possa essere meglio accolto dal gruppo decisionale, che è ovviamente composto da soli maschi.
Sogno incontri in cui, dopo un quarto d’ora, non si facciano battute e apprezzamenti legati al genere femminile, nei quali emerga esclusivamente l’apprezzamento per il lato estetico delle persone. Adorerei proprio il contrario, mi divertirebbe molto fare questi stessi commenti a loro, a quegli uomini che nelle donne vedono solo assistenti, segretarie, badanti e possibilmente oggetti di piacere.
Vogliamo dire quante volte ho visto scene del genere negli ambienti di lavoro che ho piu’ o meno lungamente frequentato? Tante, ma tante, tante. La vera differenza la vedi lavorando all’estero, dove l’accento è sul ruolo meritocratico della persona, non sul suo genere femminile o maschile. Le donne di potere in Cina, le Ministre o le Presidenti di importanti Associazioni, sono accolte alla stregua di veri Capi di Stato, proprio come da noi, nell’evoluta Europa.
E basta anche con ‘sta storia che una donna manager, per essere presa in considerazione, debba in qualche modo mortificare il suo essere femminile, con abiti uniformi, a scimmiottare gli uomini. Le donne che io conosco, quelle assolutamente speciali creature che hanno un CV che manco vi immaginate, hanno tutto il diritto di mettersi tacco 12 e vestitino e non per questo perdere in credibilità e professionalità. E chi la pensa diversamente, lo fa solo per colpire malamente un potenziale nemico e non è di certo in buona fede.
Che la globalizzazione ci porti qualche effetto positivo in questo, facendoci abbandonare un oscurantismo medievale che ci impone ruoli non piu’ al passo con i tempi.